Le similitudini o i raffronti non hanno valore senza contesto.
Platini attiene alla pura leggenda che ha avuto quel compimento perchè quello era il suo tempo.
Si sarebbe portati a dire che avesse giocato oggi chissà quale sarebbe stato l'esito, in un calcio che va al triplo della velocità, che pretende muscolarità di altro tipo, che propone partite ogni tre giorni, in competizioni cui partecipano il doppio delle squadre e le cui azioni vengono passate al setaccio da strumenti tecnologici impensabili all'epoca.
Ma anche questo discorso sarebbe privo di senso appunto perchè fuori contesto.
Ora si fa presto a dire Platini, con la storia a farci da conforto, ma al suo tempo anche per lui non mancarono le perplessità prima e durante il suo ciclo juventino, in Italia e nella sua patria d'oltralpe.
Anche allora i dubbi si sollevarono, perchè i dubbi sono figli di un istante, di un periodo preciso, non hanno nè possono avere memoria.
Dybala è solo un giovane argentino con un talento fuori dalla norma, figlio del suo tempo del quale raccoglie onori e ne paga lo scotto.
E per il quale è costretto, come tutti quelli che fanno il suo mestiere, ad inginocchiarsi davanti a sua maestà il Bilancio, il Profitto.
In un tempo in cui l'analisi spasmodica della prestazione viene messa sotto un numero grande a piacere di lenti e numeri, i suoi numeri gli danno ragione.
Il pensiero critico va esercitato, anzi è doveroso specialmente dai tifosi, ma andrebbe a mio avviso fatto non dimenticandoli quei numeri, per non uscire dal contesto.
Accanto a questo c'è tutto un mondo emozionale che fa ancora sì che di un giocatore ci si possa innamorare e proteggere nella difficoltà se se ne vede il valore in ogni caso.
A differenza del resto, questo ha eccome a che fare con la memoria, solo che spesso lo scordiamo.