Alessandro Del Piero è un giocatore assoluto.
Universale.
Fin quando ha avuto voglia e fiato, ha corso in lungo e in largo fornendo copertura più o meno in ogni zona del campo.
Peccato che in pochi abbiano colto questa "piccolissima" differenza tra lui e tutte le altre seconde punte degli utlimi trent'anni.
Alessandro Del piero è un uomo che segna e fa segnare, lo ha sempre fatto, e dire che di partner in attacco ne ha avuti i più svariati.
Ma lui è sempre stato così, già da ragazzino. Il suo primo allenatore racconta che , quando la squadra perdeva, diventava stopper, libero, mediano.
Per vocazione, non perché qualcuno glielo chiedesse.
Alessandro è un uomo squadra. Peccato che, anche qui, non tutti abbiano colto questo suo aspetto.
Alessandro Del Piero vince tutto, si spacca tutto, si riprende, lo gonfiano di creatina, le gambe gli si incollano mentre corre, è giovane e non capisce esattamente che stia succedendo, il calcio è sempre più fisico, il suo corpo cambia come quello di qualunque uomo tra i venti ed i trent'anni. Continua a vincere quasi tutto.
In nazionale vorrebbe fare tante cose, sente la maglia, corre ovunque, sbaglia due gol, lo bollano. Ha anche sfortuna.
E' il capitano della squadra più odiata d'Italia, la stampa lo massacra.
Accade un bel giorno che gli si chiede di andare a giocare in seconda serie. La sua Juventus percorre lo scivolone che dalel stelle porta direttamente alle stalle.
Non si capisce nulla, gli amici non sono più amici, chi ti deve difendere chiude gli occhi e ti invita ad andare verso il patibolo.
Lui ha superato i 30 anni, lo stanno criticando.
Ha appena finito di vincere un mondiale, ma si parla solo di Francesco Totti. Ha appena vinto l'ennesimo scudetto ma lo danno per finito.
C'è pure, Alla Juventus, un tizio straniero molto giovane arrivato da poco, ammaestrato a fare i numeri circensi davanti alle telecamere, un tizio che gli ha fottuto il posto. Grossi piedi e zero carattere, grande fisico e limiti mentali altrattanto grandi.
Si chiede "com'è possibile che la gente vada dietro a questo tizio egotico, io ho giocato per la squadra per dieci anni e nessuno se n'è accorto?
La sua gente, i suoi tifosi sembrano tra l'altro non accorgersi che ogni volta che scende in campo Alessandro è comunque sempre il migliore.
Ma adesso, in seconda serie, il primo a dire "io ci sono" è lui.
Altri spariscono, altri ancora li fanno fuori.
Far fuori lui è impossibile: mezza Torino è con lui da sempre e quell'altra metà non sa più cosa pensare.
Alessandro Del Piero la ragiona così:
va bene, ricomincio con la mia maglia numero dieci e la mia fascia, riparto più o meno da zero, ma da questo momento più nessuno mi dovrà rompere i coglioni, giocherò come voglio e anche per me stesso, sarà la mia squadra ad assecondarmi e non più il contrario.
Alessandro Del Piero smette di correre quando non ha la palla, rifiata, fa esercizio di lingua e ritrova come per incanto tutta la magia. Lui lo sapeva, lo ha sempre saputo di essere il più forte con i piedi, lo sapeva fin dal 1997 e forse anche da prima.
Si dedica a due cose: ridicolizzare difese avversarie e sistemarsi in famiglia. Diventa uomo, si diverte, gioca come un bambino che si scatena quando ha la palla tra i piedi.
Poi torna in prima serie, il gioco gli è piaciuto, ci ha preso gusto.
La gente, che guarda solo quello che fai quando hai la palla tra i piedi, adesso è contenta.
Lui la palla non la passa più, lui segna. Lui corre meno, il fiato se lo tiene per andare in porta dopo 50 metri di campo.
Due volte nella stessa partita. Sinistro nel sette e sinistro fil di palo opposto. La gente stragode, lui pure.
Alessandro Del Piero studia. Non è mai contento, sente di avere molto da imparare. I palloni sono nuovi, c'è molto da capire, molto da lavorare, traiettorie nuove da inventare.
Impara a tirare di collo, di mezzo collo.
Alessandro ha capito negli anni che spalle alla porta fa fatica a difendere il pallone. Ci ha studiato parecchio su. Ha preso l'abitudine di abbassarsi di venti metri, lo chiamano giocare tra le linee... ma lui non ragiona così, lui è pragmatico. Prende la palla là dove è libero di girarsi e ripartire. Non deve più pressare tutto il mondo , i polmoni gli reggono, anche questo nuovo gioco gli piace assai.
E la storia è questa.
Madrid. Alessandro ha preso la palla dove sa di poterla giocare.
Avanza tranquillo, tutto in potenza.
Avanza come un vecchio giocatore.
Lo studiano, che vorrà fare?
E' altruista, la passerà al compagno smarcato.
NO.
Alessandro la tiene.
Cannavaro lo affronta ma non sa cosa fare, lo conosce molto bene, Del Piero dai 25 metri può fare qualcunque cosa, dribblare e andare in porta, portarsi la palla sul destro e battere a rete, oppure ancora smarcare un uomo davanti alla porta.
Cannavaro lo tiene lì e lo controlla dal lato forte.
Ma Alessandro Del Piero è uno che ha studiato, che non è più solo altruista, che non è più un ragazzo ma è diventato uomo.
Alessandro avanza piano e si porta la palla sul sinistro, la gente non lo sa ma lui si allena a calciare solo di sinistro da almeno 3 anni. E' sempre stato bravo anche col piede sbagliato, ma non bastava ancora, lui voleva la perfezione.
Alessandro Del Piero inquadra l'angolo estremo, lo spicchio d'angolo che sta tra lo stinco di Cannavaro e il palo destro della porta del madrid.
No tira ne forte né piano, tira per fare gol.
Non c'è rivalsa, non c'è agitazione, c'è solo il gesto tecnico di un campione assoluto.
Gol.
Adesso la gente lo notato, adesso tutti lo applaudiranno.
Lui sta già pensando al dopo.