LA JUVENTUS DEL CONTE SACCHI
02.01.2012 19.00
Marco Borriello è arrivato: ora si aspetta un difensore (Caceres) e un centrocampista (Pizarro?). Un rinforzo per ruolo nel nome della concretezza e della razionalità; niente fronzoli, ad Antonio Conte interessa solo alimentare l'apparato messo brillantemente su a tempo di record, arruolando nuova selezionata manovalanza. La Juventus che uscirà dal mercato di gennaio, sarà un blocco ancor più levigato e squadrato, senza particolari concessioni all'estetica e alla fantasia. Conte sta assemblando un delicato meccanismo che appare sempre più una (felice, per il momento) riedizione del primo Milan sacchiano che fu. Permetteteci al riguardo alcune puntualizzazioni. Il Milan del profeta di Fusignano arrivò a giocare un 4-4-2 praticamente perfetto per tempi, movimenti collettivi ed efficacia. La squadra del tecnico leccese non ripropone l'ortodossia di quel modulo ma si avvicina straordinariamente al Diavolo di quegli anni per tutto il resto. L'intensità prima di tutto: Conte (come Sacchi), pretende uno sforzo di concentrazione, applicazione e volontà che duri novanta e più minuti. Non c'è spazio per pause o calcoli, così come non c'è tolleranza per altra volontà se non quella di vittoria attraverso il costante tentativo di affermazione del proprio gioco. Il collettivo prima di ogni cosa: Sacchi non esitava a sacrificare solisti affermati se non funzionali alla squadra e Conte non è da meno (il veto posto a suo tempo sull'arrivo del brasiliano Diego è al riguardo assai indicativo). Banalmente si potrebbe dire, come si disse del tecnico di Parma e Milan, che così si uccide la fantasia, nucleo magico del calcio, incatenandola all'applicazione continua di schemi e movimenti che, se non perfettamente oliati e calibrati, diventano acqua tiepida priva di efficacia. La Juventus, come il Milan sacchiano, lavora ai fianchi l'avversario fino a sfinirlo: sono eccezioni le stoccate estemporanee tipiche delle squadre imbottite di fuoriclasse, capaci di risolvere la partita in ogni momento ma sempre pericolosamente legate all'umore dei singoli più che all'efficenza di un modulo collaudato. Certo, quel Milan straordinario aveva un'ala come Donadoni, in grado di creare costantemente superiorità numerica, inventando per gli attaccanti e gli inserimenti di centrocampisti e difensori. Mirko Vucinic appare, al momento, l'unico giocatore nella rosa bianconera in grado di accendere l'imprevedibile lume della sregolata inventiva, dote assai temuta dai profeti del calcio organizzato ma necessaria anche ad un insieme armonico ed ordinato. I nuovi acquisti bianconeri, già compiuti ed in corso di conclusione, saranno funzionali a quanto proposto fino ad ora: calcio organizzato e metodico, fatto di aggressività ed intensità, il cui unico limite può essere quella carenza finalizzativa che, senza talento e fantasia, si raggiunge solo con schemi riprodotti ai massimi livelli. La giusta via starebbe nel coniugare l'organizzazione con la fantasia ed il talento, perchè le carenze della prima, vengano colmate dall'incisività immediata delle seconde. Sacchi ne offrì una sintesi sublime nella seconda parte del mondiale americano con uno straordinario Baggio sugli scudi. Conte, probabilmente consapevole che nel calcio moderno il talento assoluto costa cifre folli, preferisce battere la strada sicura dell'organizzazione e lo sta facendo con grandi risultati. Potrebbe però, in un futuro non lontanto, e dopo aver dotato la sua costruzione di fondamenta ancor più robuste, stupire ancora.
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